venerdì 13 luglio 2012

L'Emilia siamo noi! parte II

Son passati 2 mesi dalle terribili scosse in Emilia, due mesi in cui son successe diverse cose che mi hanno tenuta lontana da qui.
La chiusura dell'anno scolastico dei miei figli, con feste, recite, saluti, baci, abbracci etc etc e contemporaneamente ho pensato bene di aderire alla Classe del 1972 di Orte che, con il suo stand gastronomico, partecipava e raccoglieva il testimone per l'organizzazione dei festeggiamenti di S. Antonio (cosa c'entro io, laica e residente a Bassano, è un'altra storia). Non paga dell'enorme fatica che ha comportato (ma c'è chi ha fatto molto di più per l'occasione) mi son fatta balenare in testa l'idea di aderire alla richiesta lanciata sulla rete, ovvero acquistare il parmigiano dai quei produttori che erano stati danneggiati dal terremoto.
Onestamente ho ricevuto una risposta, in termini di richieste, che non immaginavo, credevo di raccogliere qualcosa tra amici e parenti ed invece si è scatenato un passaparola e, assieme alla Pro Loco di Soriano del Cimino,  siamo arrivati a quasi 700 kg di formaggio acquistato.
Contattare i produttori non è stata cosa semplice perché le loro difficoltà erano enormi, la distanza anche, ma poi, ad un tratto, le cose si son sbloccate ed attraverso un paio di contatti eccoci arrivati a LA CAPPELLETTA .
La Pro Loco di Soriano ha trovato il modo di farsi prestare un mezzo idoneo al viaggio e siamo partiti.

Credevo di trovare distruzione e disperazione ma mi sbagliavo.
L'impressione arrivando a San Possidonio, è che non fosse accaduto niente o quasi, certo i casali che caratterizzano la campagna emiliana erano distrutti, un peccato certo, ma spesso erano strutture abbandonate. La periferia di Carpi, da cui noi siamo arrivati, sembrava una qualsiasi periferia di una città italiana in un caldo sabato mattina estivo: lenta e deserta.
Niente macerie, niente gru, niente tende, niente di niente.

Siamo andati avanti, perplessi fino a quando non abbiamo incontrato il nostro contatto, il sig. Venanzio, un signore non più giovanissimo che ci ha guidati fino al caseificio.
Tutto era in piedi, tranne gli scaffali, venuti giù che le terribili scosse, e con loro le forme di parmigiano.
Il magazzino era irreale, a terra, in un angolo, un po' di forme rovinate ed ammuffite, nel resto del locale, scatoloni, allineati, ordinati, contenenti gli ordini ricevuti.
Le persone che lavorano lì sembravano api in un'arnia, avanti e indietro, apparentemente senza senso, in realtà ognuno col suo preciso compito.

Il parmigiano è stato caricato velocemente, i conti son stati fatti e siam ripartiti, non subito.

Ci siam fermati a gonfiar le gomme del mezzo, carico, ed il benzinaio, scambiando due parole con il sig. Venanzio, in pochi minuti ha raccontato del terremoto, di come gli alti pioppi della via si fossero piegati verso il centro della strada, per poi rialzarsi, di come l'asfalto avesse formato delle onde, durante le scosse più forti, di come lui fosse caduto dal motorino, pur stando fermo al semaforo, di come una bambina di una decina d'anni, pur non avendo avuto la casa danneggiata dal sisma, per quasi un mese avesse smesso di parlare e di camminare, e di come si stesse riprendendo solo ora rifiutandosi però di rientrare in casa.
Avevo i brividi, la pelle d'oca, anche se la temperatura, ormai, era oltre i 30°.
Avevo molto pudore nel riprendere il paese, non volevo fare del turismo della tragedia, stile Concordia, così non ho scattato foto, ho cercato di imprimermi nella mente quelle immagini, per non dimenticarle più.

Il sig. Venanzio ci ha fatto fare un giro per San Possidonio, mostrandoci le case, in piedi certo, ma con certe lesioni alla base, che ci passava un mio braccio. Case nuove, le più vecchie avranno avuto 40 anni, le più recenti 4 o 5, oltre la metà da demolire (1300 abitazioni circa).
Nessuna tendopoli, per la struttura del paese, tutte villette mono e bifamiliari col loro bel giardinetto e le tende? in giardino, a debita distanza dalla casa. Chi poteva addirittura ha costruito delle case di legno, in giardino, con tanto di aria condizionata, mettendo in salvo tutto il salvabile.
Le attività commerciali? Molte chiuse, ma molti invece hanno tirato fuori le loro merci, il negozio di abbigliamento ha montato un gazebo davanti l'attività ed organizzato una vendita promozionale, il bar ha costruito un chiosco in legno ed ha riaperto i battenti, così molti altri e poi? Poi ci sono i progetti, i container per le scuole (tutte da demolire) sono in arrivo ma nel frattempo si stanno già presentando i progetti, incluso quello per il poliambulatorio (i dettagli li potete trovare sul link del comune).

Ed ho ritrovato lo spirito emiliano, che racchiude, per me, l'essenza dei vari modi di essere del nostro Paese: si sanno godere la vita, fino in fondo, ma sanno anche faticare ed organizzarsi, sanno fare sistema e poi hanno una caratteristica: sono convinti di essere i migliori. In una vita precedente mi sono occupata di formazione ed il capo fila dell'ente con cui collaboravo era modenese, mi ricordo di quanto mi urtava leggergli negli occhi quanto erano bravi, quanto fossero più bravi.
Gliel'ho visto di nuovo quello sguardo nei modenesi, quasi di sfida, e questa volta non solo ne ero convinta (ne ero convinta anche allora ma mi dava sui nervi) ma in qualche modo, ne ero orgogliosa.

Ora ho quasi finito di distribuire il parmigiano acquistato e mi sta venendo voglia di ripartire, magari a fine settembre, per fare il bis.Ma anche, perché no, di fare qualcosa, magari di organizzarsi per contribuire ad acquistare che so, gli arredi della scuola dell'infanzia o fosse pure della sala d'aspetto del poliambulatorio, perché, in fondo, l'Emilia siamo noi!

Scusate la lunghezza, non ho il dono della sintesi ed i pensieri, accumula in questi mesi, erano veramente tanti.

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