venerdì 10 aprile 2009

A casa

Scrivere di cucina i un momento simile sa di inutile, di superfluo. Che senso ha tutto questo davanti al dolore, la sofferenza, la disperazione di migliaia di persone che si ritrovano senza casa, senza lavoro, senza più un paese dove abitare, a cui sono morti figli, genitori o fratelli? Dove troviamo la motivazione per parlare di cibo, di sapori durante un dramma simile? Ma è proprio partendo da un'immagine che volevo raccontarvi la mia esperienza al Vinitaly 2009.
La mattina in cui fu annunciato il terremoto in abruzzo ero a Verona, mi ero svegliata da poco. Con la collega con cui condividevamo la stanza non avevamo l'abitudine di accendere la televisione, per altro piccola e abbastanza scomoda, la mattina. Così la notizia ci ha raggiunto come uno schiaffo nel momento in cui siamo uscite per fare colazione, siamo state chiamate dai nostri colleghi che dormivano un paio di stanza dopo di noi e siamo rimaste impietrite davanti alla tragedia.
La prima immagine che ho avuto è stata quella del padiglione dell'Abruzzo al Vinitaly, deserto. Erano andati via, tutti o quasi, appena saputo della tragedia e chi era rimasto o era perchè non poteva fare altrimenti o perchè magari aveva chiamato già a casa ed era stato tranquillizzato. Comunque regnava un silenziio irreale rispetto al resto dei padiglioni, rumorosi e vocianti.
Ed un motivo in più è anche per rendere omaggio a questa gente, a cui io sono imparentata, persone forti, determinate, a volte chiuse, come le montagne che hanno intorno, ma profondamente buone, almeno quelle che ho conosciuto io, e col desiderio, ma questo è comune a gran parte dell'Italia, quando sei loro ospite, di darti ciò che di pimeglio può offrire la loro tavola.
E non è una banalità, per quanto mi riguarda, la terra di abruzzo coincide col mangiare di una volta, tanto come nei giorni di festa, fino a non poterne più, fino a temere (col sorriso sulle labbra) di andare a trovare parenti e amici perchè consapevoli che non ci sarebbe mai alzati da tavola.
Con questi pensieri nel cuore cercherò, in modo sintetico, di raccontarvi al mia esperienza al Vinitaly.
Siamo partiti, come una scolaresca in gita, il 31 marzo, la mattina presto alla volta di Verona. Mentre i miei colleghi erano alla loro quarta esperienza, io ero alla prima. Non sapevo bene cosa mi aspettasse. Il mio incarico ufficiale era "responsabile dello stand Lazio nel padiglione del Salone dell'OLio (SOL)"
Primo impatto, i produttori: ho trovato persone veramente simpatiche, gentili, disponibili. In poco tempo abbiamo instaurato dei rapporti per niente informali e di grande collaborazione. Nei 4 giorni della manifestazione abbiamo avuto un susseguirsi di degustazioni tenute da esperti (tipo questo o questo)del settore, giornalisti o curatori di guide del settore, anche queste persone, di cui avevo un po' timore perchè trattati da tutti con rispetto ed un pizzico di deferenza, si sono rivelate, nella gran parte dei casi, simpatiche ed alla mano e disponibili allo scambio di impressioni anche con neofiti assoluti come me :).
Ho scoperto il mondo dell'olio con i suoi sapori e le sue curiosità, per cui adesso apprezzo e ricerco, quando vado a mangiare fuori, che ci sia non dico la lista degli olii come quella dei vini, ma che almeno venga portata a tavola la bottigli dell'olio e non la classica anforetta anonima.
E poi ho scoperto la cucina veronese, il lesso con la pearà, un lesso misto condito con una salsa fatta di brodo, pane vecchio e pepe (mangiato qui). Buonissimo anche se non proprio leggero. E i bigoli al ragù di asino (mangiati qui).
E il vino? Oddio il vino è un mondo enorme che non mi sono sentita di affrontare se non in modo collaterale, con la mia collega che mi ha fatto assaggiare i vini di una verticale (termine tecnico che mi è piaciuto tanto che indica una degustazione di uno stesso vino di diverse annate, queste erano 13 di Paterno, dal 2008 indietro fino al 1989). Qualche sapore differente l'ho percepito, oggettivamente, oltre a scoprire che è un vino, rosso, che mi piace.
Insomma, sono tornata da questa esperienza carica di stimoli ed impressioni che, nei buoni propositi, ho intensione di coltivare, nel mio piccolo.

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