giovedì 3 marzo 2011

Non è cucina...

Oggi non si cucina, oggi sono scattati i i ricordi.
Con lo sguardo verso il basso, leggermente spostato a sinistra, sintomo evidente di recupero di ricordi passati.
Vedo scorrere le immagini, come fosse un fil visto tempo fa.
Ho acquistato l'ultimo album di Vecchioni e l'ho messo alto mentre lavoravo e all'improvviso mi è tornato in mente quando, vent'anni fa, scoppiò la guerra nel Golfo, la prima.
Qui fecero il solito terrorismo, la gente corse nei supermercati a far incetta di beni di prima necessità come se la guerra fosse scoppiata da noi ed io la vissi come la prima vera guerra in cui mi sentivo coinvolta, ma perchè?
La CNN si schierò in prima linea per riprendere i soldati che sbarcavano nottetempo, tutti eravamo inchiodati davanti ai televisori a seguire quello che ci sembrava l'evento che segnava un tempo, un prima e un dopo.

Ci mobilitammo, chi tra di noi era contrario. Mi ricordo che col mio fidanzato dell'epoca, ma che fine avrà fatto? dove sarà?, andammo ad una manifestazione contro l'orrore di questa guerra, ma poi questa guerra scoppiò lo stesso.
A scuola, perchè ero al liceo vent'anni fa, la scuola era occupata. Per la guerra nel Golfo? Per la riforma dell'allora ministro della Pubblica Istruzione? Non ricordo.
All'epoca avevo il computer ed era connesso ad una rete primordiale e saltellavo, costosamente, tra le BBS, tra McLink ed Agorà e fu in quei luoghi che lasciai, su di una bacheca generalista, una richiesta di informazioni sull'Iraq e qualcuno, mi scusi se non ricordo più chi fosse, perchè allora ci si conosceva quasi tutti, mi lasciò (non si postava, non si inviava via mail, al massimo di uploadava) uno spaccato dettagliato della storia dell'Iraq, con storie di tribù, conquiste, tragedie, intromissioni di paesi occidentali e quant'altro. Stampai tutto con la mia stampante ad aghi e ne feci una "lectio magistralis" per un seminario di approfondimento organizzato durante l'occupazione della scuola.
Non ero sola dietro quella cattedra, mi sentivo piccola, intimorita dalle facce che avevo davanti ma anche portatrice di informazioni ottenute in modo differente.
Non ero sola, accanto, c'era un mio compagno di liceo, della mia età o forse più grande, un "pericoloso rivoluzionario", di quelli che ti massacravano con la diffusione di "Lotta comunista". Fu uno dei momenti più belli di quei due anni in quel liceo di periferia.
Oggi mi ritrovo madre e mia figlia ha una bimba libica in classe.
Chi mi conosce sa come ho preso di petto, in prima persona, la tragedia che sta avvenendo in Libia.
Quando sento le notizie, non so se sia un caso ma della rivolta libica, che hanno definito "rivoluzione del 17 febbraio" e che dire sono orgogliosa perchè è la data del mio compleanno, non ho visto immagini se non quelle dei quotidiani, dicevo quando sento le notizie non posso non pensare a quella faccetta sempre sorridente che, con un po' di timidezza e un po' col tono di chi sta dicendo una cosa ovvia, raccontava di quando, nei giorni scorsi, lei ed i suoi genitori ed i suoi fratelli, erano andati a mettere la bandiera nuova all'ambasciata libica (anche qui un caso ma l'ambasciata libica a Roma non è lontana da dove abitavo io, ci sarò passata almeno 720 quando andavo alle superiori, più gli anni dell'università, più le volte che facevo la baby sitter ad una bimba ormai diventata donna).
Mia figlia l'ha invitata a casa per giocare, perchè sebbene gli abbia spiegato, senza troppi giri di parole, cosa stia accadendo nella sua terra, per lei è un'amica come le altre, ci litiga, si spintonano, poi fanno pace, si passano pezzi di merenda, ridacchiano. E l'amica le ha risposto con un biglietto, tradizione che abbiamo inaugurato noi per testimoniarle, a nome di tutta la classe, la vicinanza per il dolore e per le preoccupazioni che possano avere in questo momento. Nel biglietto, ancora un po' sgrammaticato, diceva che era contenta per l'invito ma la mamma ancora non si fida a lasciarla sola, soprattutto ora che è così preoccupata per le sorti del suo Paese. Ma appena tutto sarà finito, allora si che verrà. E mia figlia, sempre con un biglietto, come se non si vedessero di persona, come amiche di altri tempi, le ha risposto che quando tutto sarà finito festeggeranno assieme, a casa nostra, e le farà trovare il kebab.
Il tempo è passato, il medioriente seguita ad essere in fiamme, senza pace.
Vent'anni fa ero io ed ora è lei, non che io non ci sia più, per carità, è forse uno dei momenti della mia vita in cui io ci sono più che mai ma questi due ricordi, uno lontano nel tempo, avrebbe detto Tenco, uno recente, di ieri sera, si sono legati assieme con Vecchioni che cantava e le parole, come un ruscello che viene giù dalla montagna, sono venute fuori una dietro l'altra, spontaneamente.

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