giovedì 29 novembre 2012

8 regole e un po' di cuore Severgnini docet


Un lettore (steven67@alice.it) mi ricorda un’impudenza editoriale che risale a quasi vent’anni fa (ne ho fatte altre, nel frattempo). Dopo aver letto i suggerimenti di Bill Bryson per scegliere un ristorante – mai mangiare dove mostrano le fotografie del cibo che servono, per esempio – avevo deciso d’offrire anch’io alcune regole.  Era il 1993: Bossi provava le canottiere, Dc e Psi si scioglievano come gelati al sole, i baffi di Occhetto fremevano al pensiero (illusorio) della vittoria. TripAdvisor era un nome che si poteva dare al gatto. Esistevano (poche) guide gastronomiche di carta, ma spesso occorreva affidarsi all’esperienza e al fiuto, due cose di cui i viaggiatori del tempo, muniti di protocelullari grandi come costate, andavano orgogliosi.


Le avevo chiamate Sever’s Seven Rules:
1.Evitare, all’estero, i ristoranti che hanno un nome italiano. In Italia, quelli che hanno un nome inglese 
2. Evitare i ristoranti alle cui pareti sono appesi oggetti diversi da un quadro 3. Evitare i ristoranti che offrono come antipasto solo cocktail di gamberetti 
4. Evitare i ristoranti che usano la parola “gourmet” 
5. Evitare i ristoranti troppo vuoti, a meno che siano le undici del mattino 
6. Evitare i ristoranti dov’è impossibile stabilire di che colore fosse, una volta,  la giacca del cameriere 
7. Evitare i ristoranti: meglio farsi invitare a cena da amici e conoscenti.

Vent’anni e molti viaggi dopo, con la saggezza conferitami dai capelli metallizzati,  aggiorno i miei suggerimenti. 

1.Evitare i ristoranti il cui proprietario è ritratto all’ingresso con un tronista o con il sindaco in carica (se è il presidente del Consiglio, peggio ancora) 
2.Evitare i ristoranti dove lo chef è presente solo in fotografia (magari perché è sempre in TV) 
3.Evitare i ristoranti dove i camerieri sono tristi 
4.Evitare i ristoranti dove i ragazzi in cucina sono silenziosi come Gianni Letta o gridano come Antonio Di Pietro in conferenza-stampa. 
5.Evitare i ristoranti che utilizzano la parola “molecolare” 
6.Evitare i ristoranti dove vi portano l’acqua del rubinetto con una smorfia di disprezzo 
7.Evitare i ristoranti che servono porzioni troppo grandi o troppo piccole 
8.Evitare i ristoranti arredati con eccessivo buon gusto. La qualità del cibo è inversamente proporzionale a quella dei quadri sulle pareti.

Già che ci siamo, volete un consiglio per un posto splendido? Osteria “Boemia” a Sozzigalli di Soliera (Modena). L’orto non è lì per bellezza, e chiudendo gli occhi si riconoscono i cibi. Poi andate a Cavezzo, uno dei paesi più colpiti dal terremoto, e fatevi raccontare cosa faranno con i fondi raccolti dal Corriere della Sera e da TgLa7, circa tre milioni (una scuola, pensata come una “serra abitata”). Perché a quei luoghi convalescenti  non basta la solidarietà distante: vogliono visite e vita.
Beppe Severgnini


Aggiungerei che potrei anche evitare:
1. ristoranti che non sono attrezzati per i bambini (e non intendo solo con seggioloni o cibo adatto ma anche dei bagni attrezzati);
2. ristoranti che non hanno dei bagni decentemente puliti;
3. ristoranti che non ti portano i menu coi prezzi e con il dettaglio degli ingredienti usati;
4. ristoranti che non ti fanno la fattura;
5. ristoranti in cui i camerieri non ti ascoltano se hai delle esigenze particolari (tipo allergie o intolleranze);
6. ristoranti in cui il titolare non ha messo in regola e tratta umanamente chi lavora per lui;
7. ristoranti che hanno menu lunghissimi o nomi di piatti troppo fantasiosi.

6 commenti:

  1. aggiungerei di mio di evitare i locali che servono nei piatti scheggiati. pericolosi e indice di sciatteria. baci buoni sì mogliedaunavita

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    1. piatti scheggiati pericolosi per la salute e concordo con te, indice di grande sciatteria :)

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  2. Sui ristoranti attrezzati per bambini ho, come si dice oltremanica, mixed feelings.

    Da una parte, come padre di quattro bambini un po' ...cresciutelli, sono d'accordo. Se il ristorante non vuole i miei figli, non vuole nemmeno me: quindi porto me, mia moglie, i miei figli, e i nostri voraci stomaci altrove. Per non parlar dei miei soldi.

    D'altro canto, spesso posso capirli... io so come ho educato i miei figli e me ne assumo la responsabilità, e spesso, dopo aver mangiato in un ristorante, siamo stati lodati per come i nostri bambini stavano tranquilli a tavola e mangiavano senza far storie (ora la più piccola ha sedici anni e non li lodano più; ma il grosso del lavoro è fatto). Ma purtroppo non si può dire lo stesso di moltissime altre famiglie, che lasciano pascere i figli in un modo che grida vendetta, e quindi posso capire i ristoranti che avanzano riserve... ma il discorso sarebbe lungo.

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    1. Hai perfettamente ragione. Basterebbe un cartello dove è indicato se attrezzati per bambini (e quindi graditi) oppure no. Se esco da sola, senza prole posso anche preferire un posto senza nani urlanti o lagnosi, ma se esco con la prole (anche se ormai grandini) avere un posto un po' su misura mi fa piacere :)

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  3. Sottoscrivo ogni singola voce. Ma direi anche quei ristoranti in cui i camerieri non sanno risponderti ad una domanda su un piatto presente in menu!
    Ed in ogni caso post molto divertente e sincero.
    Pat

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    1. Grazie e si, son d'accordo con te. Soffro di allergie alimentari da sempre e non è affatto piacevole fare il terzo grado su ogni singolo piatto, essere guardata come una rompiscatole e ricevere risposte a cavolo.

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